
RAVENNA. È nel segno della tradizione classica, del repertorio più amato dal grande pubblico e dei massimi interpreti che prende ufficialmente il via la XXXVI edizione di Ravenna Festival.
Mozart e Beethoven, indiscussi capisaldi della letteratura sinfonica di tutti i tempi affidati alla maestria e al talento di Riccardo Muti. Ancora una volta tocca a lui, “nume tutelare” di questo festival, di inaugurarne “ufficialmente” il cartellone, con un concerto sempre molto atteso dal pubblico, che sabato 31 maggio alle 21 si terrà nell’ampia platea del Pala De André: Muti sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini al cui fianco salirà in palcoscenico Giuseppe Gibboni, giovane tra i più talentuosi violinisti del nostro tempo.
E se, come recita il titolo posto a riunire le tante anime del cartellone di Ravenna Festival, “Donde hay música no puede haber cosa mala” (Dove c’è musica non può esserci alcun male), ecco che la serata d’apertura appare come un inno alla “massima” che Cervantes affida a Sancho, l’improbabile scudiero di Don Chisciotte. Per lo spirito che anima l’incontro di tanti nell’esperienza comunitaria dell’ascolto, e per la qualità intrinseca alle musiche scelte dal Maestro. A cominciare dal “perentorio” inconfondibile attacco del Coriolano, l’ouverture in do minore op. 62 di Ludwig van Beethoven posta ad aprire il concerto, pagina di intensa e inquieta drammaticità in cui opposti stati d’animo giungono a suprema sintesi.
A quest’opera composta nel 1807 legata all’omonima tragedia scritta da Heinrich Joseph von Collin (seppure eseguita una sola volta insieme ad essa), l’impaginato della serata fa seguire il Quarto Concerto per violino e orchestra in re maggiore K 218 di Wolfgang Amadeus Mozart. Frutto del genio appena diciannovenne, è uno dei soli cinque concerti violinistici di Mozart, che lo compone a Salisburgo nel 1775, e può dirsi emblematico di quella capacità che, come ha scritto Massimo Mila, ha la sua musica di «librarsi in una magica superiorità rispetto alla sfera terrestre delle vicende umane». Un vero e proprio elogio delle peculiarità dello strumento solista che si esprimono nella virtuosa scorrevolezza del primo movimento, nell’ininterrotto lirismo dell’Andante cantabile, nella straripante inventiva, non priva di spunti folclorici, del finale.
A incorniciare Mozart, di nuovo Beethoven: la Settima Sinfonia in la maggiore op. 92, composta nel 1812. Una sorta di monumento alla gioia creativa e alla luce, che si esprime in uno slancio ritmico inesorabile e infallibile che attraversa l’intera partitura, che proprio per questo sull’esempio dell’osservazione di Richard Wagner è stata definita come “l’apoteosi della danza”. Insomma, un programma certo accattivante e perfetto per mettere in luce i continui progressi dell’Orchestra Cherubini, che nel periodico cangiare del giovane organico ha festeggiato lo scorso anno i vent’anni dalla fondazione voluta proprio da Riccardo Muti. E per esaltare il virtuosismo intimo e cristallino al tempo stesso di Giuseppe Gibboni, che dopo l’affermazione nel 2021 a soli vent’anni al Premio Paganini, è oramai entrato a pieno titolo nel gotha internazionale dei migliori solisti.
Nei due giorni seguenti, domenica 1 e lunedì 2 giugno, Muti guiderà oltre 3000 coristi da tutt’Italia in due giorni di masterclass su pagine verdiane, nell’ambito del progetto Cantare amantis est.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti da 18 a 80 Euro (ridotti da 15 a 72); under 18: 5 Euro
Navetta gratuita per il concerto con due partenze dalla stazione ferroviaria (19.40, 20.20) e ritorni