Il mondo va a destra. L’analisi e le preoccupazioni di Antonio Scurati

E’ ancora possibile passare un pomeriggio senza guardare il telefono? Sì, lo ha dimostrato Legacoop Romagna che ieri a Ravenna ha organizzato un incontro il cui fulcro era un dialogo con lo scrittore  Antonio Scurati su identità e memoria storica. Significativo il titolo della giornata: La democrazia fragile. E’ un tema di stretta attualità e che, in qualche modo, si lega anche ad altri due aspetti dell’attuale momento storico: l’astensionismo è il disinteresse dei giovani. 

Entrambi fenomeni preoccupanti perché possono essere propedeutici a  insediamento e proliferazione di forze populiste. Un po’ quello che successe con il fascismo, come ha detto Scurati, che ebbe gioco facile a farsi spazio in una società ancora devastata dalla prima guerra mondiale e con uno Stato che faticava a dare delle risposte ad un malessere crescente. Non che il fascismo avesse un programma e, soprattutto, delle idee che potessero risolvere il problema. Ma si incuneò nel ventre molle della popolazione anche usando la violenza riuscendo a giustificarla, come ha detto Scurati, come il mezzo necessario per combattere il male del paese. Il riferimento era a quel socialismo che proprio a Ravenna (12 settembre 1921) subì il primo grande attacco. I tremila squadristi di Italo Balbo (per la prima volta in camicia nera) devastarono la Camera del lavoro di piazza Marsala, la sede delle cooperative e vari circoli socialisti. Poi, nei giorni successivi, crearono una lingua di fuoco in tutta la Romagna. Episodi aberranti che però rischiano di finire nel dimenticatoio, mentre invece dovrebbero essere ricordati in continuazione per tenere viva la memoria e farli conoscere soprattutto a quei giovani che sono sempre più amorfi.

In questo senso iniziative come quella di ieri sono molto utili anche perché aiutano ad evitare quelle forme di revisionismo che vengono avanti in maniera evidente e non più solo strisciante. E in quello Scurati, mentre dialogava con Giovanna Pancheri, giornalista di Sky, non ha usato mezze misure per giudicare il lavoro di Benito Mussolini: “Trovo vergognoso – ha detto lo scrittore – che qualcuno lo definisca un grande statista”.

Ha poi sottolineato che il fascismo non potrà tornare nella stessa forma, ma ha invitato a fare attenzione perché ci possono essere i presupposti per far attecchire quella seduzione che inizialmente permise a Mussolini di conquistare adesioni. Ed infine ha detto di tenere alte le antenne perché “la democrazia è come la pianta della vite: richiede cure costanti. Solo allora dà il prezioso e squisito vino”. E quando gli è stato fatto notare che il mondo va a destra ha ribattuto che bisogna ritrovare e rilanciare valori come quelli cooperativi, altrimenti non si va da nessuna parte.

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