Renzo Piraccini non lo vedremo in una panchina a leggere il giornale. Come era facilmente prevedibile il manager cesenate continuerà ad essere attivo. La pensione non fa per lui. Chiunque lo conosce lo sa perfettamente. E, ovviamente, continuerà a muoversi nel mondo che meglio conosce. La sua nuova creatura è Italian Agrifood Tecnology for Africa, un progetto di supporto alle imprese italiane delle filiere dell’agrifood che intendono allargare la propria area di business nei paesi dell’Africa subsahariana. L’obiettivo è creare una rete di imprese, non concorrenti tra loro, che intendono cogliere le opportunità di scambio che queste caratteristiche possono offrire. Il Focus del progetto è rappresentato dalle tecnologie per il settore ortofrutticolo, sia fresco che trasformato, e i servizi collegati.
Tre gli hub previsti: Dakar (Senegal), Nairobi (Kenya) e Johannesburg (Sudafrica) che permetteranno di coinvolgere i paesi limitrofi, omogenei per lingua e filiere agricole. Tre anche gli eventi annuali di promozione e networking, con la collaborazione di esperti internazionali, che saranno anche momenti di approfondimento tecnico scientifico. Nella presentazione (avvenuta online) Piraccini ha detto che ha già raccolto diverse adesioni e si intravvede la possibilità di organizzare un gruppo prestigioso ed efficacemente operativo.
Ha poi aggiunto che tra gli obiettivi c’è la promozione delle attività delle imprese associate attraverso presentazioni e momenti di networking, l’individuazione di clienti, agenti e distributori per la vendita, la selezione di personale da inserire nei team delle aziende associate per stage in Italia. Allo scopo sono stati già individuati alcuni professionisti. Tra questi Carlo Baroni, manager internazionale del settore agritech in Senegal, e Luca Alinovi, economista agrario e imprenditore in Kenya.
Tutto lascia credere che l’iniziativa avrà successo. Piraccini è un manager bravo e preparato e in questi anni ha maturato una profonda conoscenza del mondo dell’agrifood nei paesi dell’Africa subsahariana.
Resta però un retrogusto amaro per come si è conclusa l’esperienza alla Fiera di Cesena. Lui ha circoscritto il tutto a una divergenza di vedute sulla gestione fra lui e gli azionisti. Ma l’impressione è che le cose sarebbero potute andare in modo diverso se ci fosse stata la determinazione e la volontà di raggiungere un accordo.
