Gino Mandolesi (Forlì 1915-1955): l’uomo e l’artista 

Nel settantesimo della morte una cerimonia e un incontro per ricordarlo 

Sabato 6 dicembre 2025 verrà ricordato, in due momenti diversi, il pittore Gino Mandolesi nel 70° anniversario della morte. Il primo si terrà alle ore 15.30 all’ingresso del Parco “Gino Mandolesi”, via Antonio Bonavita angolo via Alfredo Marini, Forlì, alla presenza di Vincenzo Bongiorno, vice sindaco con delega alla Cultura, e Gilberto Brunelli, coordinatore del Comitato di Quartiere Campo di Marte – Benefattori – Spazzoli, che deporranno un mazzo di fiori nel parco intitolato all’artista. Successivamente, alle ore 16.00, nella sala dell’Associazione Aurora Libera Età, via Paolo Porzio 6, l’artista verrà ricordato con interventi dello stesso vice sindaco Bongiorno, di Antonio Fantini, vice coordinatore del Quartiere Campo di Marte – Benefattori – Spazzoli, di Alessandra Righini, storica dell’arte, che parlerà de “La pittura di Gino Mandolesi: varia, multiforme e attenta a diversi richiami e suggestioni”. L’incontro sarà concluso da Gabriele Zelli, cultore di storia locale, che illustrerà la breve vita di Gino Mandolesi, “avvolta nell’ombra della riservatezza e della sofferenza”. 
Partecipazione libera. Al termine momento conviviale. Per informazioni: 3472466056.

Gino Mandolesi nacque a Forlì il 19 giugno del 1915. Dopo alcuni anni passati nel collegio Dalle Vacche di corso Diaz, venne avviato giovanissimo come apprendista alla Società Industrie Fotografiche. Qui conobbe il pittore Maceo Casadei (1899-1992), attivo pure nel campo del “ritocco” fotografico, dal quale apprese i primi rudimenti in campo artistico. Mandolesi continuò a frequentare Maceo e a far pratica come pittore fino al 1934, allorché il maestro si trasferì a Roma, dopo essere stato assunto dall’Istituto Nazionale Luce. Quattro anni più tardi, per intercessione dello stesso Casadei, anche il giovane Mandolesi riuscì ad impiegarsi presso lo stesso ente con la qualifica di ritoccatore. Nella capitale, Maceo Casadei e Gino Mandolesi dedicarono il tempo libero dal lavoro all’esercizio della pittura “dal vero”.
Del soggiorno romano di Mandolesi, prolungatosi fino alla partenza per l’Africa, non restano però che rare tracce di contatti con altri artisti (Sante Monachesi, che divideva lo studio con Maceo e Giovanni Consolazione, suo collega al “Luce”) e di presenze a mostre e rassegne d’arte. 
Dopo il ritorno nel 1946 a Forlì espose in una collettiva assieme ad altri artisti. Tra il 1948 ed il 1949 partecipò alla “I^ Mostra interprovinciale d’arte dell’Emilia-Romagna” di Bologna, alla “II Mostra provinciale” di Forlì ed alla “II Mostra Nazionale del Disegno e dell’Incisione moderna” di Reggio Emilia. Nel 1950 fu presente alla “III Mostra sindacale emiliana d’arte” di Bologna, mentre nel 1951 espose con successo alla “1^ Biennale Romagnola d’Arte Contemporanea” di Forlì. Negli anni successivi sono frequenti le mostre assieme ad altri artisti attivi in città (Maceo Casadei, Leonida Brunetti, Giorgio Spada, Alberto Pacciani).  
Formatosi sotto la diretta influenza di Maceo Casadei, nella sua breve stagione artistica, Mandolesi svolse una pittura che, come quella del maestro, solidamente ancorata alla tradizione figurativa ottocentesca, scaturiva da una delicata vena poetica. I suoi paesaggi, come pure le nature morte, sono connotati da una stesura pittorica lieve, graduata da equilibrati effetti cromatici. 
Nel 1956 venne dedicata all’artista, prematuramente scomparso l’anno prima, una grande mostra retrospettiva promossa dal Comune di Forlì. Lo stesso avvenne nel 1985, nel trentennale della morte, a cura dell’Associazione Culturale Melozzo con un’esposizione di opere provenienti da collezioni private e da enti pubblici. Nell’occasione fu predisposto un catalogo a cura di Giorgio Liverani, Fanny Monti, Virginio Pasini, Rosanna Ricci, Lucio Scotto, Giorgio Spada e Giordano Viroli. 

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