La Casa del Lavoratore di Meldola è rinata con i giovani

La Casa del Lavoratore di Meldola nasce, in forma cooperativa, a fine dicembre del ’46. Un luogo di socialità e ricreazione per iscritti e simpatizzanti dei Partiti della sinistra social-comunista che, non di rado, diveniva centro di discussione e pratica politica unitaria in nome degli ideali solidaristici e cooperativi. Da allora – quella che i capi della cooperativa vollero chiamare “Casa del Lavoratore” per non generare fraintendimenti con la “storica” quanto cattolica “Casa del popolo di Meldola”, fondata nel 1911 da monsignor Panzavolta – quel luogo è divenuto punto di riferimento per tantissimi cittadini della vallata riuscendo a passare (quasi) indenne tra le mille mutazioni della fine del “Secolo Breve” e l’inizio del nuovo millennio accogliendo una nuova generazione di giovani cooperatori.

Tomas Rubboli, 23 anni, al secondo anno della “magistrale” in Lettere, è uno di questi giovani divenuto presidente del sodalizio che ha – ci racconta lui stesso – una base attiva di 50 nuovi volontari tutti suoi coetanei.

Ciao Tomas, tu sei il nuovo presidente della Casa del Lavoratore ci spieghi la cooperativa e come ne hai assunto la direzione. 

«Allora, noi siamo un gruppo per lo più di ragazzi che hanno preso in mano questa “vecchia” cooperativa».

Siete tutti di Meldola?

«Sì, tutti di Meldola e, appunto, per lo più dei ventenni che hanno preso in mano la cooperativa facendo un passaggio di generazione un po’ drastico, nel senso che siamo passati da una media di 80 anni a quella di 20 anni nell’arco di una giornata in cui si è deciso il cambio del consiglio di amministrazione. Infatti, grazie alla disponibilità del precedente presidente e anche a un po’ al coraggio o, forse, l’avventatezza nostra, il gruppo ha deciso di assumere la guida della cooperativa che era sostanzialmente una vecchia Casa del Popolo che, come le altre “Case”, aveva i suoi problemi di partecipazione alle iniziative causa l’invecchiamento dei soci sempre meno propensi a progettare e realizzare attività accattivanti».

Un avvicendamento obbligato, insomma, che per fortuna ha trovato forze nuove disponibili…

«Certo! Nella “nostra” scelta d’impegno c’è la volontà di “continuare” nello spirito degli ideali cooperativi ma con l’obiettivo di un rinnovamento in grado di realizzare uno spazio di comunità aperto soprattutto ai giovani iniziando dalle prime venti serate che abbiamo organizzato dedicate ai giochi da tavolo. Insomma, pensiamo ad un progetto che dia uno spazio ai giovani meldolesi che li possa occupare dalla mattina alla sera: dal bar all’uso delle sale che possono aperte ai bisogni dei soci e, ancora allo svago collettivo dell’intrattenimento serale a partire dalla “Sala Medusa” che, rinnovata, abbiamo inaugurato il 22 marzo».

La “Sala Medusa” cos’è, un cinematografo? 

«No! È una sala da ballo da feste e infatti in paese, da sempre, ci conoscono come quelli del “Medusa”. Si tratta di una sala storica che ha ospitato sempre feste e intrattenimenti danzanti fino a quando per mille motivi si è smesso. Il nostro obiettivo è di riportarla al suo antico splendore e la “festa” del 22 marzo, a inizio primavera, è stata un nuovo inizio della sala Medusa che contiamo, insieme agli eventi già programmati per la stagione estiva, di  rianimare durante l’inverno».

Ma torniamo alla Cooperativa: i soci anziani come hanno preso il cambio generazionale?

«L’hanno presa bene, anzi, l’hanno incoraggiato perché, in confidenza, non ne potevano più! Perché, comunque, quando gestisci un luogo del genere hai delle responsabilità anche pesanti partendo dal trovare le risorse per fa fronte alle continue uscite che sono molte sia in termini di tassazione che di costi fissi di gestione e manutenzione di uno stabile storico».

Ma quanto è grande questo palazzetto patrimonio della cooperativa?

«Sono quattro piani. Un seminterrato dove c’è un locale a uso ristorante. C’è, poi, il bar – molto grande – con terrazza. Al terzo piano c’è la “Sala Medusa” e, infine, all’ultimo piano ci sono gli uffici. Insomma, un bell’edificione che oltre alle varie tasse ci costa, in quanto proprietari, per ogni intervento di manutenzione inevitabilmente necessario.

È anche per questo che abbiamo bisogno di essere sempre attivi e pronti ad inventare eventi e iniziative che coinvolgendo la cittadinanza, portino nuove entrate».

Chi può diventare socio? Quanti sono i soci della cooperativa?

«Premesso che chiunque accetti le regole della cooperativa e presenti la domanda può diventare socio, rispetto al numero non saprei darti una risposta precisa, perché stiamo ancora verificando gli elenchi. Intanto con l’inaugurazione della “Sala Medusa” abbiamo formalmente aperto il tesseramento perché vogliamo coinvolgere tutti i giovani che in questi mesi si sono affiancati con l’obbiettivo di rinnovare anche con l’iscrizione la base sociale della cooperativa».

Una base giovanile attenta che, ho saputo, ha partecipato all’iniziativa lanciata da Legacoop Romagna “Più giornali più liberi…

«Si, aderendo all’iniziativa di Legacoop abbiamo avuto un riscontro molto positivo soprattutto da parte dei giovani che hanno fatto tesoro della proposta dei quotidiani scelti dimostrando, ancora una volta, di essere molto diversi da come vengono descritti: non passivi e incostanti, ma curiosi e vogliosi di sapere e imparare. Una curiosità che hanno espresso e manifestato anche nel dibattito che abbiamo realizzato con gli operatori dell’informazione  pensato proprio per informarli del funzionamento del mondo della carta stampata dove hanno manifestato appieno il loro interesse e la loro attenzione per superare o, meglio, arricchire quell’informazione che normalmente assumono dai canali social e dall’informazione online.

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